Coppa Italia. Scandone andata e ritorno, ma con onore.

Per un punto Martin perse la cappa ,allo stesso modo la Scandone ,  quando l’Armani Milano riviveva l’incubo dell’ennesima eliminazione al primo turno, ha gettato alle ortiche un successo strepitoso con una scellerata gestione dell’ultimo possesso ad opera  di Banks,che pure aveva fatto tanto e bene. Peccato ,un vero peccato non essere riusciti per un pelo nell’impresa di ripetere l’esaltante edizione  della gestione Ercolino, quando una volta eliminata Siena, si spalancarono le porte per un clamoroso trionfo. Ma va bene lo stesso. Non è stata una passeggiata fuoriporta ,come in tanti avevano profetizzato, e la Sidigas torna a casa  con una convinzione che forse vale più di una vittoria. La convinzione  di non essere un gruppo di brocchi ,capace di far soffrire chiunque, anche senza l’apporto del migliore rimbalzista del campionato. Ci fosse stato anche Anosike con i suoi undici punti di media e la quantità industriale di palle recuperate ,forse staremmo qui a raccontare un altro finale, ma pazienza è andata e l’avventura è finita. Su questa  onorevole sconfitta bisogna però ragionare per ricostruire la Scandone  e ricompattare il gruppo. Sulle qualità tecniche di gente come Harper ed Hanga non è più possibile nutrire dubbi. Il fattore H  ha imbrigliato i campioni d’Italia, togliendo loro gli abituali punti di riferimento ,costringendoli  a sprecare una quantità infinita di palle buone. Bravissimo l’ungherese. Nella veste inedita di regista ha fatto vedere i sorci verdi prima ad Hackett e poi a Gentile, superbe ed efficaci  le percussioni di Harper ,frustanti per la difesa meneghina. La sorpresa ,in assoluto ,la difesa approntata da Lechtaler. Il boscaiolo trentino, chiamato nello starting five per ovviare all’assenza di Anosike, ha rispolverato tutta l’esperienza maturata negli anni senesi, opponendo una difesa magistrale applaudita anche dal suo ex compagno Moss. Chi proprio non riesce  a carburare negli schemi di Vitucci, e ci dispiace doverlo ammettere è Ricki Cortese. Avevamo salutato il suo ritorno in Irpinia  con grande simpatia carica di aspettative per la definitiva consacrazione di un atleta che avevamo lasciato ancora in costruzione. Ed invece il giovanotto di Cento si è rivelato l’autentica delusione di questa campagna acquisti. Frank con lui le ha provate di tutto, offrendogli opportunità puntualmente sprecate ,per poi arrendersi all’evidenza. Probabilmente il ragazzo ha perso  fiducia nei suoi mezzi, tanto da fallire persino nella  sua specialità. Il principe delle bombe dalla distanza, che aveva sbalordito Pistoia per la capacità realizzativa, non è più capace di metterne una dentro, neppure a pagamento. E poi c’è Gaines, il solito Gaines. Era stato acquistato per essere il leader del gruppo, ma le motivazioni dell’acquisto erano del tutto fuorvianti. L’americano è un buon cestista e lo ha dimostrato anche ieri con la sua prova difensiva, ma puntualmente si perde nei momenti topici , gettando alle ortiche un libero fondamentale ,o, cosa ancora più grave, non prendendosi quasi mai la responsabilità del tiro aperto, proprio quando c’è da tirare fuori gli attributi. C’è bisogno di un leone e non certo di un coniglio e ,dispiace dirlo, ma ancora una volta la sconfitta è maturata nell’abulicità del suo play. La stagione non è dunque saltata. Dimentichiamo in fretta le sei sconfitte di fila, ripartiamo dal terzo quarto strepitoso d i Pesaro e dalle espressioni smarrite e preoccupate di Banchi ed Armani per ritrovare fiducia  e per ridare un senso alla stagione con l’ingresso nei play-off.