USSI IN LUTTO PER LA MORTE DI NINI’ CESARANO

un ricordo di Gianfranco Coppola

Ricordare Ninì Cesarano è una spina nel cuore. Pur avendo io frequentato molte volte il Marcello Torre di Pagani, casa sua, e lui girovagato per la Campania come “inviatino” del Corriere dello Sport, dove non era solo il fratello di Rino, redattore a Napoli e firma del quotidiano sportivo romano-bolognese (per via della testata verde di Stadio) ma un collega prezioso e scrupoloso, informato e sempre sorridente, i miei ricordi sono ancorati ad alcune sortite al seguito della splendida compagine della Libertas Alfaterna di tennistavolo che ha provato senza successo ma arrivando sempre all’ultimo atto di bissare a livello continentale i successi italiani. Ninì era competente e persino giudice di gara. Una volta eravamo a Parigi e andammo al Lidò per una classica serata turistica. All’uscita rimanenno a parlare amabilmente di varie cose, a partire dai sacrifici dell’amatissimo fratello Rino a colleghi della zona, che so, Umberto Belpedio, Peppe di Florio, Salvatore Campitiello. Per tutti, un aneddoto ma sempre simpatico, senza livore. Tra una chiacchiera e una risata ci accorgemmo che davvero involontariamente eravamo nei pressi dell’uscita secondaria e cominciarono ad attraversare rètina e pupille le forme a dir poco graziose delle ballerine del Lidò. Ninì parlava anche discretamente il francese e subito vedendo una mia attenzione particolare accennò ad un saluto. “Grazie, grazie per i complimenti. Li girerò anche alle altre. Del resto, sono l’unica straniera del corpo di ballo. Sono piemontese, della provincia di Torino” disse con soave garbo la ragazza. bloccata da Ninì senza paletta ma col baffettino. L’unica italiana l’avevamo fermata noi. Ridemmo al punto che solo sorreggendoci l’un l’altro non finimmo a terra.  Un episodio che abbiamo ricordato per anni, ogni qual volta ci siamo rivisti. Davvero  era dfficile non volergli bene. Un abbraccione, Ninì.

gianfranco