Il Lecce sbanca il S.Paolo, 3 a 2. Gattuso rivoluziona la squadra ma gli azzurri sono molli in difesa e inefficaci in attacco, soliti mali. Ringhio sbotta: "Contro le piccole prendiamo mazzate". Furioso il Club con l'arbitro Giua di Olbia che nega un penalty su Milik e ignora il Var

Un’imbarcata, clamorosa e di botto la frenata, da farsi male: il Napoli e Gattuso beffati dal Lecce e da Liverani che evitano il tracollo per una mezzora, prima di iniziare una cavalcata vincente sulla pelle degli azzurri. Eppure Ringhio aveva messo tutti in guardia alla vigilia del match ed aveva ragione a farlo, ma l’allarme lanciato dal tecnico è rimasto inascoltato, giacchè i salentini con saggezza tecnico-tattica, idee e soluzioni adeguate hanno chiuso il match con un pesante 3 a 1 sul Napoli, sbancando il San Paolo dopo ventidue anni. E’ un controsenso, troppo e perfino eccessivo lo slancio degli azzurri nei primi trenta minuti, ma troppe anche le occasioni mancate o non sfruttate dai giocatori di Gattuso nelle conclusioni a rete, senza quella furia e l’energia necessarie contro avversari che in quella mezzora di fuoco – così come a Genova contro la Samp – si sono arroccati tra la loro metà campo e l’area di rigore. Il Lecce si è difeso e poi è partito in quarta, soprattutto sulla fascia destra del Napoli dove Saponara ha sfondato facendo quello che voleva, con Lapadula cecchino infallibile nel ruolo centrale dell’attacco ed autore di una doppietta in un settore arretrato – quello degli azzurri – spesso totalmente addormentato, molle e senza cattiveria, benché forte dei rientri di Koulibaly e di Maksimovic, tra Di Lorenzo riportato a destra e Mario Ruiz a sinistra. Il terzo gol dei salentini, quello che ha steso il Napoli, lo ha firmato il giallorosso Mancosu direttamente su calcio di punizione, dopo il gol di Milik al nono bersaglio personale che guadagnava il pari (1-1) per gli azzurri. Ma la partita era nelle mani dei giocatori di Liverani, di nuovo al bersaglio come si è detto con Mancosu (3-1) dopo il secondo vantaggio di Lapadula e la rete di Callejon (3-2, all’89’ di gioco) in rovesciata, ad accorciare il risultato. Inutile e senza speranze il disperato finale del Napoli in quei quattro minuti di recupero che non portavano a nulla di fatto con un Lecce asserragliato in area   a difesa di una vittoria storica al San Paolo dopo ventidue anni. C’è da recriminare però, un po’ su tutto e soprattutto su di un discusso episodio, una pestata di Donati in area su Milik (sul risultato di 2 a 1 per il Lecce), addirittura punito da un giallo per simulazione dall’arbitro Giua di Olbia, cosa che ha reso furioso Lorenzo Insigne. Ma nel conto c’è da mettere l’errore di Ospina – stavolta preferito di nuovo a Merit – nel respingere sul piede di Lapadula (solo senza marcature) il tiro di Saponara, in occasione del primo gol dei salentini. Così come che qualcosa da ridire c’è pure sulle scelte operate d Gattuso che ha un po’ rivoluzionato la formazione iniziale in difesa con i rientri di Maksimovic e Koulibaly, quest’ultimo non ancora al massimo dell’efficienza, con Allan rimasto in panchina a beneficio di Lobokta e con Politano in fascia per Callejon inserito più tardi. Tra l’altro per niente produttivo l’innesto di Lozano a sinistra che ha preso il posto di Insigne, ad un quarto d’ora dalla fine. Gattuso aveva tentato il tutto per tutto anche con Mertens, entrato con l’uscita di Lobotka trasformando il settore in un centrocampo a due con Demme e Zielinski e con Mario Rui più frenato sulla fascia sinistra. Gli effetti positivi ci sono stati nell’azione di contropiede di Insigne con palla per il belga e dal belga a Milik per l’1 a 1. Ma niente di più in virtù del superiore palleggio del Lecce che non perdeva la testa, passando di nuovo in vantaggio con Lapadula e triplicando infine le reti con Mancoso prima dell’ultimo gol di Callejon, entrato al posto di Politano. Inevitabilmente arroventato il dopo partita con il direttore sportivo Giuntoli furioso. Il diesse azzurro ha fatto esplodere il forte risentimento del Napoli nei confronti dell’arbitro Giua: “In campo il tocco di Donati su Milik si è notato vistosamente. Quello che chiediamo era questo, doveva andare a rivedere l’episodio al var. Il comportamento di Giua non possiamo accettarlo. Non capiamo perché l’arbitro non l’abbia fatto. Era convinto che Milik si sia tuffato, ma doveva andare al var che c’è e va utilizzato. E di episodi contro del genere ne abbiamo già avuti troppi, come contro l’Atalanta. Nel calcio si può vincere e perdere, ma a livello societario non possiamo accettare queste situazioni. Milik avrà un po’ esagerato ma il fallo c’era e non poco. Ripeto, andando al var l’arbitro avrebbe impiegato pochi secondi nel rivedere l’episodio. Non l’ha fatto, perché? Ad ogni modo era importante ripartire, ora tocca farlo di nuovo ricominciando dalle cose giuste e ce ne sono state tante. E’ un’annata di rincorse”. Due vittorie alle spalle nell’inseguimento all’Europa, poi il nuovo stop che frena l’allungo del Napoli. Giù di morale Gattuso, naturalmente deluso e amareggiato. Non ha mancato però di sottolineare gli aspetti tecnici del match con il Lecce, soffermandosi in particolare sugli errori degli azzurri: “Siamo fragili perché dopo i primi trenta minuti abbiamo dato campo al Lecce perdendo le nostre sicurezze in fase di non possesso. Avevo in mente qualche altra soluzione che non ho potuto però adottare. Avevamo esaurite le sostituzioni. Dobbiamo soltanto analizzare: sul secondo gol del Lecce c’erano otto giocatori dietro la linea della palla. Sbagliamo a non essere aggressivi e non facciamo nulla per riconquistare la palla. Ora c’è l’Inter? (mercoledì 12 a San Siro, prima semifinale d’andata, ore 20.45, ndr). E’ facile preparare questo tipo di partite. La storia dice che quando affrontiamo le piccole prendiamo troppe mazzate”. Ci risiamo, è tutta la squadra sotto processo.