Coppa Italia, il Napoli vince a S.Siro contro l'Inter con un "numero" di Fabian Ruiz nella prima semifinale. Ma Gattuso è cupo e ringhia: "C'è poco da sorridere, non abbiato fatto ancora nulla, bisogna pedalare"

Con una magia di Fabian Ruiz poco dopo l’inizio del secondo tempo, difesa a denti stretti dagli azzurri in un finale avvincente, arroventato ed emozionante, il Napoli supera meritatamente l’Inter nella semifinale d’andata di Coppa Italia e rimanda al 5 marzo nel ritorno al San Paolo il conto finale con i nerazzurri di Conte, primatisti in campionato. L’impresa la squadra di Gattuso l’ha realizzata badando al sodo, all’essenziale, meno belli Callejon (capitano di giornata) e compagni ma efficaci e senza risparmio in ogni zona nel campo. Ma non c’è soltanto questo nel bilancio di un match tostissimo e senza pause, da una parte e dell’altra: c’è da dire che Gattuso stavolta ha curato la sfida in ogni minimo particolare, centrando le strategie e le scelte, quelle in prima battuta ed anche le sostituzioni (73’ Milik per Mertens; 78’ Politano per Callejon; 83’ Allan per Zielinski) operate con massima cura e sapienza tattica nei momenti più delicati, proprio quando occorreva puntellare e ridare forza alla squadra, con giocatori dalla panchina al terreno di gioco, dotati della stessa carica che animava i compagni in campo. Si parlava del modulo, prudente e di copertura per la difesa nella maniera giusta, un 4-5-1 o anche un 4-1-4-1. Curato pure il possesso palla, pur se l’Inter si è data da fare tentando però un’impresa impossibile, giacchè gli azzurri hanno fatto quadrato, battagliando in lungo e in largo, mai rinunciando a pungere lì davanti, risolvendo la partita come sappiamo. Insomma una questione di rispetto per gli avversari ma soprattutto di mentalità. Certo, pure le scelte da tenere in conto. Ringhio ha conferito solidità alla difesa con Maksimovic e Manolas centrali, tenendo fuori Koulibaly e con Di Lorenzo e Mario Rui sugli esterni. Altrettanto solida, compatta e battagliera la linea del centrocampo con Demme metodista tra Fabian Ruiz – l’eroe della serata – sulla destra con Callejon un po’ più avanti e Zielinski centro-sinistra, con accanto sull’out mancino l’irriducibile Elmas (Insigne in panchina per un problema al ginocchio) un’altra furia nelle ripartenze che ha minato parecchio la sicurezza dell’ultima linea interista. Più avanti di tutti Mertens riportato dall’inizio nel ruolo di attaccante centrale, ma anche lui impegnato nei recuperi e nei ritorni, con la stessa ferocia mostrata da tutti i suoi compagni. Una stranezza, incupito Ringhio Gattuso nel dopopartita. E un motivo c’è, è quello visto a San Siro il Napoli che vuole lui, la squadra che ha sconfitto Lazio, Juventus e Inter, e non il team che ha rimediato l’ultima figuraccia con il Lecce al San Paolo: “Voglio vedere i ragazzi sempre così e non soltanto contro le grandi squadre”, Ringhio sarà di certo soddisfatto ma sul viso e dentro di sè Gattuso si porta pure i malumori di sei sconfitte: “C’è poco da sorridere, bisogna pedalare perché non abbiamo fatto ancora nulla”, ed ha ragione.