LUSSAZIONE DELLA SPALLA: ORA SI CURA CON A.S.A. LA TECNICA MINI INVASIVA TUTTA ITALIANA

LUSSAZIONE DELLA SPALLA: ORA SI CURA CON A.S.A.
LA TECNICA MINI INVASIVA TUTTA ITALIANA

• Attivata la specialistica di chirurgia della spalla presso la Clinica Mediterranea di Napoli

• Prof. Marco Maiotti, ortopedico specialista in diagnosi e chirurgia della spalla e del ginocchio: “Operato recentemente il campione mondiale di paracadutismo, Giuseppe Cossu presso la Clinica Mediterranea, Napoli: l’intervento consentirà una ripresa funzionale dopo tre mesi, la spalla era uscita in volo”

• La spalla è l’articolazione più instabile, le lesioni colpiscono soprattutto i giovani e gli sportivi

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Napoli, 13 giugno 2018 – Cosa accomuna il campione mondiale di paracadutismo Giuseppe Cossu, il calciatore Alessandro Rossi o il quattro volte campione italiano di Judo Walter Facente? Campioni sportivi con problemi d’instabilità alla spalla , l’articolazione più mobile del corpo umano e proprio per la sua struttura anatomica, la più instabile. Le sue lesioni sono spesso di natura traumatica, con una maggiore incidenza tra i giovani, soprattutto sportivi.
Se queste lesioni non vengono riparate chirurgicamente è molto probabile che si vada incontro a delle lussazioni ripetute, recidivanti, determinate non più da una caduta o da un evento traumatico acuto, ma dai semplici movimenti quotidiani, ad esempio mentre si praticano attività sportive o addirittura durante il sonno.
Trattare la lussazione della spalla per via artroscopica, nei casi di instabilità cronica, con un metodo più efficace di altri trattamenti chirurgici, meno invasivo e tutto “made In Italy”, con una ripresa funzionale a tre mesi dall’intervento e una bassissima percentuale di recidive, è possibile. Si chiama A.S.A (Augmentation Artroscopico del Sottoscapolare) e ad averla ideata e sviluppata è il Prof. Marco Maiotti, ortopedico, specialista in diagnosi e chirurgia della spalla e del ginocchio, Clinica Mediterranea, Napoli e Casa di Cura Pio XI, Roma.
“Questa tecnica permette di trattare pazienti anche molto giovani (dai 15 anni in su), soprattutto quando il tradizionale intervento di riparazione artroscopica espone ad un’elevata percentuale di recidive e l’intervento di Latarjet è sovra-indicato – spiega il Professor Marco Maiotti. Come nel caso del campione di paracadutismo, la lussazione di una spalla poteva rappresentare anche un rischio fatale nel caso fosse avvenuta durante il volo o può seriamente compromettere l’attività sportiva nelle altre discipline. Per questo motivo è importante intervenire chirurgicamente il prima possibile. L’intervento con tecnica A.S.A. può restituire la giusta stabilità alla spalla, senza comprometterne la mobilità articolare e senza dover eseguire interventi più complessi e a cielo aperto che, seppur efficaci per il ripristino della stabilità, prevedono l’utilizzo di viti o placche di metallo che se mal posizionati possono determinare gravi complicazioni come nel caso dell’intervento di Latarjet”.
Con la tecnica A.S.A. sono stati già trattati in Italia, circa 600 pazienti negli ultimi 9 anni. La percentuale complessiva di recidive si attesta intorno al 3%, avvenute comunque dopo un evento traumatico ad alta energia e cosa assolutamente da non sottovalutare non sono state riferite ad oggi complicazioni legate all’intervento.
Studi scientifici hanno permesso di osservare un buon recupero articolare senza significative limitazioni della rotazione esterna. Le controindicazioni di tale intervento emergono quando la TC evidenzia un danno osseo glenoideo importante.
“Molti, soprattutto i giovanissimi – conclude Marco Maiotti – non si sottopongono all’intervento perchè prima dell’A.S.A l’intervento tradizionale artroscopico non dava garanzie di stabilità soprattutto in sport di contatto o estremi come il paracadutismo e l’intervento di Latarjet è di difficile esecuzione e mal accettato dal paziente perché a cielo aperto. Molti quindi abbandonavano lo sport. L’innovativa tecnica A.S.A garantisce, soprattutto agli sportivi, un ritorno alle attività in pochi mesi dopo l’intervento, con un rischio davvero basso di recidiva”.