Napoli sconfitto da... Koulibaly. Un'autorete del colosso azzurro decide un match dominato per un'ora dalla Juve nel gioco e nel risultato. Poi la reazione e l'inutile rimonta

Una beffa assurda e dolorosissima: il Napoli lascia Torino con le lacrime agli occhi e dilaniato da una rabbia infinita nel cuore. Gli azzurri avevano recuperato con un grande miracolo i tre gol che la Juve aveva rifilato alla squadra di Ancelotti ma alla fine ci hanno rimesso le penne a causa di una maledettissima autorete di Koulibaly. Sì, proprio lui che ad aprile scorso con un suo gol aveva fatto inchinare Madama. Stavolta è successo il contrario: in pieno recupero, due minuti dopo la fine del normale tempo di gioco, il migliore difensore della serie A ha ciabattato in un rinvio a volo su di una punizione per la Juve, infilando il pallone nella porta di Meret, ormai senza più nessuna possibilità di rimettere le cose a posto. Un violentissimo pugno al mento che ha scaraventato il Napoli al tappeto e nello sconforto: Koulibaly disperato ed a terra con la testa tra le mani con gli occhi e gli sguardi dei compagni perduti nel vuoto, una frittata velenosa. Tutto inutile, insomma. La rimonta c’è stata ma non è servita a niente. Certo, è un duro colpo per la squadra azzurra che dopo aver incassato i gol di Danilo, Higuain e Ronaldo e subito un’ora di gioco dei bianconeri, era riuscita a tirare fuori carattere, buona volontà e decisione, elementi che avevano consentito di riaprire una partita già persa.  

La Juve si era sbarazzata del Napoli nel giro di quattro minuti, con i gol di Danilo (16’) e Higuain (19’), favoriti dagli errori di una difesa poco attenta e distratta, così come è avvenuto anche in occasione del terzo gol bianconero (62’) firmato da Cristiano Ronaldo.   E potevano essere anche di più. Tre traverse hanno impedito alla Juve di provocare un pesantissimo tonfo degli azzurri.  Per la verità la reazione – tardiva – ma c’è stata. Ancelotti ha cambiato qualcosa tra centrocampo e attacco e il Napoli rimboccandosi  le maniche ha finalmente messo in moto i suoi motori, riaprendo la partita nella seconda parte dopo il 3-0 juventino, con le reti di Manolas, con il primo gol in azzurro di Lozano, calciatore di qualità,  entrato in sostituzione di Insigne, ed il pareggio di Di Lorenzo. Riassestato pure il centrocampo con l’ingresso di Elmas e in buona parte modificando saggiamente il modulo tattico, passato al 4-4-2.  Adesso il gioco lo comandava il Napoli, più carico ed anche irritato dal coro dei tifosi juventini che pensavano di godere di un conto già chiuso e che cantavano a squarciagola  “’O Surdate ‘nammurato”, un inno napoletano, intonato con accenti tipicamente piemontesi, niente di più sgarbato ed inascoltabile. E poi la beffa finale, con gli azzurri e Ancelotti ormai rincuorati dal pareggio e più convinti in se stessi, che fregatura. Naturalmente non finisce qui, non è nemmeno il caso di dirlo. Siamo appena all’inizio.

Una beffa assurda e dolorosissima: il Napoli lascia Torino con le lacrime agli occhi e una rabbia infinita nel cuore. Gli azzurri avevano recuperato con un grande miracolo i tre gol che la Juve aveva rifilato alla squadra di Ancelotti ma alla fine ci hanno rimesso le penne a causa di una maledettissima autorete di Koulibaly. Sì, proprio lui che ad aprile scorso con un suo gol aveva fatto inchinare Madama. Stavolta è successo il contrario: in pieno recupero, due minuti dopo la fine del normale tempo di gioco, il migliore difensore della serie A ha ciabattato in un rinvio a volo su di una punizione per la Juve, infilando il pallone nella porta di Meret, ormai senza più nessuna possibilità di rimettere le cose a posto. Un violentissimo pugno al mento che ha scaraventato il Napoli al tappeto e nello sconforto: Koulibaly disperato ed a terra con la testa tra le mani con gli occhi e gli sguardi dei compagni perduti nel vuoto, una frittata velenosa. Tutto inutile, insomma. La rimonta c’è stata ma non è servita a niente. Certo, è un duro colpo per la squadra azzurra che dopo aver incassato i gol di Danilo, Higuain e Ronaldo e subito un’ora di gioco dei bianconeri, era riuscita a tirare fuori carattere, buona volontà e decisione, elementi che avevano consentito di riaprire una partita già persa.  

La Juve si era sbarazzata del Napoli nel giro di quattro minuti, con i gol di Danilo (16’) e Higuain (19’), favoriti dagli errori di una difesa poco attenta e distratta, così come è avvenuto anche in occasione del terzo gol bianconero (62’) firmato da Cristiano Ronaldo.   E potevano essere anche di più. Tre traverse hanno impedito alla Juve di provocare un pesantissimo tonfo degli azzurri.  Per la verità la reazione – tardiva – ma c’è stata. Ancelotti ha cambiato qualcosa e il Napoli rimboccandosi  le maniche ha messo in moto i suoi motori, riaprendo la partita nella seconda parte dopo il 3-0, con le reti di Manolas, il primo gol in azzurro di Lozano, calciatore di qualità,  entrato in sostituzione di Insigne, ed il pareggio di Di Lorenzo. Riassestato pure il centrocampo con l’ingresso di Rlmas e il modulo tattico, passato al 4-4-2.  Adesso il gioco lo comandava il Napoli, più carico ed anche irritato dal coro dei tifosi juventini che pensavano di godere di un conto già chiuso e che cantavano a squarciagola  “’O Surdate ‘nammurato”, un inno napoletano, intonato con accenti tipicamente piemontesi, niente di più sgarbato ed inascoltabile. E poi la beffa finale, con gli azzurri e Ancelotti ormai rincuorati dal pareggio e più convinti in se stessi, che fregatura. Naturalmente non finisce qui, non è nemmeno il caso di dirlo. Siamo appena all’inizio. Nel post-partita Ancelotti visibilmente contrariato: non ha nascosto le difficoltà del centrocampo ed  cercato di assolvere in qualche modo la difesa addebitando gli errori a problematiche dell’intero collettivo. Però sette gol incassati in appena due partite sono sinceramente un po’ troppi.