CALCIO: MAZZARRI PROFETA IN PATRIA, IL NAPOLI PASSA ANCHE A LIVORNO E MANTIENE LA ZONA CHAMPIONS

di Claudia Esposito

Anche se si narra che le origini di Livorno siano ignote e si perdano nelle leggende mitologiche, alcuni concetti che riguardano la città labronica, il cui nome pare che derivi dal suo ipotetico fondatore, Ercole Labrone, cioè dal “grosso labbro”, sono indiscutibili: il suo essere cosmopolita, la  sua affascinante storia ricca di personaggi, opere ed insurrezioni (tanto da guadagnarsi la Medaglia d’Oro per le azioni altamente patriottiche compiute nel periodo Risorgimentale) ed i suoi interminabili e continui sviluppo e rinnovamento.

Passeggiando nella città situata non a tre metri sopra il cielo, bensì a tre metri sopra il livello del mare, tra l’Accademia Navale, il mercato delle Vettovaglie, l’ippodromo e la statua dei Quattro Mori, in cui sembra a tratti di respirare l’aria di Napoli per il lungomare simile a quello di Mergellina, con le numerose pizzerie napoletane disseminate in ogni angolo del centro storico e non solo, ad un tratto ci si può imbattere nella prima opera pubblica in calcestruzzo armato costruita nell’affascinante “Montecatini del mare”: lo stadio Armando Picchi, che prese il nome dell’indimenticabile campione livornese, però capitano dell’Inter, solo dal 1990. Quando fu inaugurato, invece, nel 1933 sotto il regime fascista, nasceva con il nome di uno dei cinque figli del Duce: Elena Ciano Mussolini.

Altri tempi, altre storie, altri personaggi.

Quelli che invece hanno calpestato il manto verde dell’Ardenza (altro nome con cui è conosciuto lo stadio perché situato nell’omonimo quartiere), nella seconda giornata del girone di ritorno, 21esima di campionato, sono stati gli Azzurri di Mazzarri e gli Amaranto di Cosmo.

Si affrontano due squadre che hanno cambiato allenatore in corso di campionato ed anche se il mister partenopeo è livornese di San Vincenzo, ed ha allenato proprio il Livorno nel 2003-04 ottenendone la promozione in serie A,  anche se il Livorno ha fatto scendere in campo il nuovo acquisto Bellucci, ex-giocatore del Napoli, le due squadre entrano in campo con degli obiettivi ben definiti ma molto differenti: il Livorno combatte per la salvezza dalla zona di retrocessione, il Napoli, per affermarsi anche senza Quagliarella e Rinaudo squalificati e con Lavezzi infortunato, perché una vera grande squadra, oltre a giocare in undici, deve essere risolutiva anche quando mancano dei personaggi di rilievo.

In tribuna d’onore, uno accanto all’altra, sedevano De Laurentiis per il Napoli e Spinelli per il Livorno. Tra gli spalti semivuoti e la curva nord onnipresente a sostegno dei labronici, presenti solo circa duecento tifosi della SSCnapoli rigorosamente residenti in Toscana, ma sufficienti a scaldare gli animi, il cuore e gli altri muscoli dei guerrieri azzurri.

Via libera, quindi, in attacco per Hamsik, con Denis unica punta, pronto a mettersi in buona luce con Maradona in vista dei Mondiali 2010 e con in panchina due giovani promesse della Primavera del Napoli: Maiello e Insigne. Ma il vero protagonista in campo, durante il primo tempo, è stato Maggio che ha gonfiato la prima rete per gli azzurri.

Nel secondo tempo, qualcosa è cambiato.

Oltre a De Laurentiis che evidentemente effettua un cambio postazione ed insieme al figlio Edoardo si posiziona a bordo campo, anche i giocatori del Livorno sembrano più agguerriti rispetto ad un primo tempo dominato dagli azzurri. Una dubbia decisione dell’arbitro Mazzoleni concede un calcio di rigore ai labronici, ma De Sanctis, spinge fuori dai sette metri di porta la palla tirata da Lucarelli.

L’adrenalina sale, il nervosismo ancora di più, tanto che all’89esimo è espulso il portiere livornese De Lucia per intervento di mano fuori area. Indossa così, guanti e maglia il centrocampista d’attacco Marchini, siccome i cambi per Cosmi erano finiti.

Purtroppo o per fortuna, non basta indossare una maglia per sposare un ruolo e così batte Cigarini la punizione concessa al Napoli e si chiude 0-2 il match, con tanto di dimissioni di Cosmi per incompatibilità tra lui e Spinelli.

I tifosi sfollano dalle gradinate, le luci in campo si spengono, ma i riflettori, ancora una volta, restano accesi sul grande Napoli.